giovedì 25 luglio 2013

Nada Al-Ahdal 'sposa fuggitiva' a 11 anni: ecco il VIDEO che ha commosso il web



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Prostituzione minorile in Oriente, tra orrore e disperazione di VALERIA SIRIGU

Il caso:
Un cittadino italiano, pochi mesi fa, è stato arrestato alle Canarie in esecuzione di un mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità thailandesi con l’accusa di gravissimi reati sessuali a danni di minori. L’indagine era stata condotta dalla squadra mobile di Verona, dopo che l’uomo era rientrato in Italia da un viaggio in Thailandia e le autorità italiane erano state avvisate del procedimento penale in corso all’estero a carico del soggetto. Nel frattempo, però, lui si è spostato all’estero, in Spagna, ed il mandato di arresto internazionale è stato diramato, quindi l’uomo è stato estradato in Thailandia, dove lo attendeva un processo per i gravi reati contestatigli.
La situazione in Oriente
Questo caso mette in luce la grande piaga dellaprostituzione in Asia, che in alcuni Stati, è legale e regolata, ma i bordelli sono illegali e non regolati. La legalità della prostituzione varia tra paesi. InAsia la principale caratteristica delle regioni è la grande discrepanza tra diritto esistente sui codici e le consuetudini nella pratica. Per esempio in Thailandia la prostituzione è illegale, ma in pratica è tollerata e regolata; è uno Stato meta del turismo sessuale, questi cosidetti viaggiatori sono definiti:“travelling sex offenders”, criminali sessuali in movimento: si tratta appunto di veri e propri comportamenti criminali. La prostituzione minorile è un serio problema di queste regioni. Indagini passate indicano che il 30/35 per cento di tutte le prostitute nel Mekong e nel Sud-est asiatico hanno tra i 12 e 17 anni.
Per questo motivo ora la Thailandia è stata identificata come uno degli “hotspot ” principali di sfruttamento sessuale di bambini.
Il numero esatto della prostituzione minorile in Thailandia non è noto in quanto provengono dati discordanti degli organi di osservazione. Secondo la ricerca statunitense “Project Protection” dell’istituto base, si stima che il numero di bambini coinvolti nella prostituzione in Thailandia va da 12.000 a centinaia di migliaia (ECPAT International); il governo, ricercatori universitari e le ONG stimano che ci sono ben 30.000 a 40.000 prostitute sotto i 18 anni di età, non compresi i migranti stranieri (US Department of State, 2005b); e infine l’istituto del sistema di ricerca della salute della Thailandia stima che i bambini siano il 40% della prostituzione in Thailandia.
 Tra le ragioni delle cause dello sfruttamento sessuale dei bambini sono da includere:

  • povertà: una percentuale elevata della popolazione vive in povertà;
  •  etnia delle tribù delle colline: questi bambini vivono nella regione di frontiera del nord della Thailandia. Essi soffrono di livelli sproporzionati di povertà in rapporto alla popolazione generale e la maggior parte di loro non hanno carte di cittadinanza. Ciò significa che essi non hanno accesso alle cure sanitarie o alla scuola primaria, che limita la loro istruzione o le loro opportunità di lavoro;
  •  vittime della tratta: molti bambini sono vittime della tratta all’esterno o all’interno del paese attraverso le reti criminali, conoscenti, ex vittime della tratta e della polizia di frontiera e dei funzionari dell’immigrazione, che li trasportano ai bordelli di tutta la Thailandia;
  • senso del dovere: secondo le consuetudini tradizionali il primo dovere di una ragazza è quello di sostenere la sua famiglia in qualunque modo riesce. A causa di questo senso di dovere e per pagare i debiti di famiglia, molte ragazze sono state costrette a prostituirsi;
  •  guerre: il 29 maggio ’66 l’amministrazione americana stipulò un vero e proprio accordo con il governo di Bangkok, un’intesa di rest and recreation. Gli Usa acquistarono terreni per edificare strutture per allietare i reduci dal fronte del Vietnam, ora Pattaya è una destinazione tipica per il turismo sessuale.
Mentre la legalità della prostituzione adulta varia tra le diverse parti del mondo, la prostituzione dei minori è illegale in molti paesi. I bambini sono sfruttati anche direttamente in strada e avvicinati dai pedofili che cercano un contatto sessuale. Questi, in particolare, sfruttano le leggi permissive del paese e tentano di trovare una copertura per evitare il processo.
Tenendo conto di quanto si è detto in precedenza, una certa letteratura si riferisce a prostitute di età compresa tra almeno 13 ma meno di 18 anni di età come ‘prostitute adolescenti,’ ma la definizione più comune di un ‘bambino’ è una persona che è sotto l’età di 18 anni. Quest’ultima definizione è utilizzata dall’OIL sulle forme peggiori di lavoro minorile, di cui sopra. Pertanto la prostituzione dei bambini di solito si riferisce alla prostituzione di persone sotto 18 anni. Le leggi di alcuni paesi, tuttavia, distinguono tra prostitute adolescenti e la prostituzione dei bambini più piccoli. Ad esempio, il governo thailandese definisce una prostituta adolescente come quella tra i 15 e i 18 anni, mentre il governo giapponese definisce come uno tra i 13 e i 18 anni.
Nella RPC, tutte le forme di prostituzione sono illegali, ma chiunque abbia rapporti sessuali con un minore di 14 anni, a prescindere dal consenso, verrà accusato di un reato più grave dello stupro di un adulto. La “Prostituzione minorile” non si può distinguere tra meno e più gravi atii illeciti.
Molti paese i cui cittadini sono più frequentemente impegnati in trattati internazionale riguardanti i minori, come gli USA, Australia e paesi europei, ci tengono a far rispettare la giurisdizione in tutto il mondo dai loro cittadini in viaggio all’estero.

In conclusione
Per arginare e contrastare un fenomeno di tale portata è fondamentale prima di tutto avere una stabilità politica, quindi dotarsi di norme giuridiche certe che possono abbattere le disparità economiche e sociali tra i cittadini, perciò la povertà che dilaga in questi paesi; in più dotarsi di trattati e protocolli internazionali contro la pedofilia, banche dati internazionali dei pedofili e far si che gli operatori, le forze dell’ordine, i magistrati e tutti coloro che a vario titolo e in vari momenti – sulla frontiera, nei porti, per le strade delle nostre città, nei mercati, nelle campagne – entrino in contatto con le potenziali vittime, abbiano le competenze e un’adeguata formazione per identificarle e inserirle in progetti di protezione.

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mercoledì 24 luglio 2013

I Was Here


Violence is not our culture


Diritti e nuove speranze negli accordi conclusivi della 57° Commission on the Status of Women



  La presidente di UN Women Comitato Nazionale Italia, Simone Ovart, ha partecipato alla 57° sessione della Commission on the Status of Women svoltasi dal 4 al 15 Marzo scorso a New York.  

Dopo giorni di confronto e discussione sui diritti da introdurre nelle agreed conclusions, si è giunti ad un documento finale a cui ha apposto la firma anche il rappresentante del nostro Paese.  

Nelle agreed conclusions vengono sanciti diritti fondamentali per le donne che, secondo quanto previsto dal documento finale, devono essere supportati da politiche promosse dagli Stati membri per porre fine alla violenza contro le donne e ad ogni forma di violenza a loro diretta.  

In particolar modo vengono esortati gli Stati membri a: condannare ogni forma di violenza o discriminazione contro le donne astenendosi dall’utilizzo di qualsiasi giustificazione legata a tradizioni o religioni, a promuovere la piena inclusione delle stesse nel mondo economico e del lavoro attraverso il quale viene garantita loro l’indipendenza, ad aggiornare i sistemi giuridici nazionali per garantire la protezione e l’efficienza della legge contro le violenze di genere e a formare in maniera adeguata, in un’ottica di gender-sensitive, le forze dell’ordine facilitando in tal modo il contatto con le donne vittime di violenza che hanno intenzione di sporgere denuncia. 

Inoltre viene sancito chiaramente il dovere per gli Stati firmatari di informare, specialmente i giovani, riguardo alle malattie sessualmente trasmissibili e riguardo ai metodi per evitarle. 

Viene ribadito il dovere degli Stati membri di proteggere i diritti umani delle donne specialmente quelli che concernono il potere decisionale sul loro corpo, in modo da garantire loro una sessualità libera e scevra da costrizioni di alcun genere. 

Gli Stati firmatari devono garantire il pieno accesso all’educazione del più alto standard possibile, rendendo la scuola, e la strada per essa, luoghi il più possibile sicuri per donne di tutte le età. 

Viene sottolineata, nelle a greed conclusions, la fondamentale importanza rivestita dai media e la necessità da parte degli Stati membri di promuovere attraverso questi una figura della donna non stereotipata o mercificata, formando a tal fine coloro che lavorano per i media in modo da sensibilizzare anche il grande pubblico alle tematiche sulla violenza di genere.  

Vengono inoltre promossi investimenti da parte degli Stati membri al fine di creare una rete di supporto che includa anche centri antiviolenza, soluzioni abitative a lungo termine e supporto sanitario, sociale e psicologico completo per le vittime di violenza o abusi. 

La Commissione auspica che vengano condotte sempre più indagini riguardanti la violenza contro le donne per poterne conoscere le cause e le possibili soluzioni, anche attraverso raccolte di dati, la creazione di statistiche e la loro diffusione. 

Viene affermata infine l’importanza di porre fine alla violenza contro donne e fanciulle per estirpare dalle radici la povertà e la diseguaglianza di genere, con le loro relative conseguenze per un futuro di parità e pace. 

venerdì 19 luglio 2013

Discorso Saviano sull'IMMIGRAZIONE



      Il rancore e diffidenza, titubanza nei confronti del "diverso"
           

            "Ma come, con tutti i problemi che abbiamo,
                mi stai parlando di queste persone?"

                      In realtà questo milione di persone
                      sono davvero un talento per il paese.
               
            Escluderli sarebbe perdere un'altra volta una priorità
            lavoro, intelligenze, qualità, CITTADINI
         se noi perdiamo questa massa di cittadini
              perdiamo un valore aggiunto
                         non solo morale
                      ma reale, economico, 
                    possibilità di lavoro, vere.
            Questi ragazzi sono costretti a non fare nessuna                                               vacanza all'estero
                perchè hanno paura di non poter tornare
                perchè  non hanno il permesso di soggiorno.
                Fili interminabili alle questure, per esempio."



                                         

martedì 16 luglio 2013

INDIGNAMOCI


Se non ora quando.. ribellarsi, INDIGNARSI per violenza sulle donne e bambini.
Non possiamo e non dobbiamo lasciar passare ogni sopruso, ogni offesa, perchè diventeremmo schiavi della monotonia e del nazionalismo.

Rispondiamo alle offese. #indignamoci.

I nuovi italiani


Se sei un razzista. ESCI DA QUESTA PAGINA.


Malala





Malala: discorso all'Onu per il diritto all'istruzione

mercoledì 3 luglio 2013

Benvenuti



                Benvenuti!

                                  Iniziamo con un video.