venerdì 20 settembre 2013

Iran, rilasciata Nasrin Sotoudeh insieme ad altri attivisti


Amnesty International ha accolto con soddisfazione il rilascio di Nasrin Sotoudeh, celebre avvocata per i diritti umani dell'Iran, e di almeno altri 11 attivisti. L'organizzazione ha auspicato che questo sia il primo passo verso la scarcerazione di tutti i prigionieri di coscienza iraniani.

Nasrin Sotoudeh era stata condannata nel settembre 2010 a sei anni di carcere per "propaganda contro il sistema" e "cospirazione contro la sicurezza nazionale", per aver difeso i diritti umani e aver fatto parte del Centro per i difensori dei diritti umani. 

Nel corso degli anni trascorsi in prigione, Nasrin Sotoudeh ha affrontato lunghi scioperi della fame per il rispetto dei suoi diritti e di quelli dei suoi parenti, in particolare dei suoi due figli, Nima e Mehraveh, che hanno spesso subito vessazioni e intimidazioni durante le visite alla madre in carcere. Nel 2012 è stata insignita (insieme al regista Jafar Panahi) del Premio Sakharov dell'Unione europea.

"Ora le autorità iraniane devono annullare la sua condanna e revocare il divieto di viaggio e di esercitare la professione legale. È necessario che sia posta fine alla persecuzione e all'imprigionamento di chiunque operi per la difesa dei diritti umani in Iran" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Le autorità iraniane non hanno spiegato le ragioni del rilascio di Nasrin Sotoudeh né hanno comunicato se il rilascio sia sottoposto o meno a determinate condizioni. 

"Il rilascio di Nasrin Sotoudeh e degli altri attivisti deve rappresentare un profondo cambiamento delle politiche iraniane sui diritti umani. Altrimenti, rischierà di sembrare un gesto di pubbliche relazioni alla vigilia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite" - ha commentato Sahraoui.

Nasrin Sotoudeh ha ringraziato tutti i soci di Amnesty International che hanno preso parte alla campagna per il suo rilascio: "Sono consapevole di tutte le azioni che avete svolto in mio favore e voglio ringraziarvi tutti per ciò che avete fatto". 

lunedì 16 settembre 2013

Death penalty not to end crimes against women in India

Amnesty International today said that far reaching reforms, instead of capital punishment, is needed to tackle violence against women in India.

Reacting to a Delhi court's decision to hand death penalty to the four convicts in the December 16 gangrape-cum-murder case Tara Rao, Director, Amnesty International India said, "The rape and murder of the young woman in Delhi last year was a horrific crime and our deepest sympathy goes out to the victim's family. Those responsible must be punished, but the death penalty is never the answer."

Commentando le quattro condanne a morte emesse oggi a Nuova Delhi per uno stupro di gruppo commesso nel dicembre 2012, Amnesty International ha dichiarato che profonde riforme istituzionali e procedurali, e non la pena capitale, occorrono per stroncare l’endemico problema della violenza contro le donne in India. Il tribunale ha giudicato colpevoli i quattro imputati di stupro di gruppo, omicidio e altri reati. Un altro imputato, 17enne, è stato condannato a tre anni di carcere. Un quinto accusato era stato trovato morto in cella il 10 marzo. “Lo stupro e l’uccisione della giovane donna fu un crimine orribile, per cui rivolgiamo la nostra più profonda solidarietà ai familiari della vittima. I responsabili devono essere puniti ma la pena di morte non è mai la risposta” – ha dichiarato Tara Rao, direttore di Amnesty International India 

venerdì 13 settembre 2013

NO VIOLENCE, NO RACISM


women without rights



Does any women deserve to be treated this way?

                 Make a difference

Ah, quanti diritti negati



Ah, quanti diritti negati,
e quanti doveri dimenticati!
I doveri dei grandi della terra
Che dovrebbero assicurare la pace e non la guerra.
Parlo di quei diritti negati
Ai fanciulli appena nati:
abbandonati al loro destino 
che non è il migliore del vicino.
Parlo del diritto alla vita
Che non è sempre garantita. 

A TUTTE LE DONNE - Alda Merini




Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

giovedì 12 settembre 2013

One Woman : UNITED NATION WOMEN


From China to Costa Rica, from Mali to Malaysia acclaimed singers and musicians, women and men, have come together to spread a message of unity and solidarity: We are "One Woman".

mercoledì 11 settembre 2013

Cosa sono i Diritti umani?



  I diritti umani (o diritti dell'uomo) sono una branca del diritto e una concezione filosofico-politica.
Tra i diritti fondamentali dell'essere umano si possono ricordare, tra gli altri, il diritto alla libertà individuale, il diritto alla vita, il diritto all'autodeterminazione, il diritto a un giusto processo, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla libertà religiosa con il conseguente diritto a cambiare la propria religione, oltre che, di recente tipizzazione normativa, il diritto alla protezione dei propri dati personali (privacy).



« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »

Armi chimiche SIRIA.



NEW YORK
La ricerca di una via d'uscita diplomatica alla crisi siriana è tornata prepotentemente alla ribalta e ha fatto scattare frenetici negoziati alle Nazioni Unite e a Washington, nel tentativo di mettere a punto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza capace di neutralizzare gli arsenali chimici di Damasco sotto il controllo di autorità internazionali.
Il regime siriano ha per ora risposto positivamente alla proposta di disarmo, sponsorizzata dalla Russia. E in serata è arrivato un potenziale passo avanti: Damasco ha ammesso esplicitamente di avere armi chimiche e promesso di cessarne la produzione, di svelare i siti dei suoi arsenali e di firmare la Convenzione contro simili ordigni di distruzione di massa. «Siamo pronti a rivelare i siti, a smettere di produrre e accettare ispezioni russe, di altri paesi e delle Nazioni Unite» ha detto il ministro degli Esteri Walid al-Moallem a una tv libanese. «Siamo disposti a cooperare all'iniziativa della Russia visto che vogliamo diventare firmatari della Chemical Weapons Convention».
Se l'apertura di Mosca e Damasco troverà conferme concrete potrebbe imprimere una svolta alla crisi. La Casa Bianca di Barack Obama, che ieri notte si è rivolto all'opinione pubblica con un discorso alla nazione per riaffermare la necessità di risposte determinate agli eccidi del regime di Bashar al-Assad, ha deciso di mettere alla prova la soluzione politica: ha dato il via a fitte consultazioni al Palazzo di Vetro con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina. Mentre al Congresso statunitense è in preparazione una mozione per dare a sua volta tempo all'Onu di assumere il controllo degli arsenali siriani.
Gli ostacoli però non mancano e le trattative per chiarire se un compromesso è possibile richiede giorni: Parigi ha fatto circolare una bozza che prevede il ricorso all'articolo 7 della Carta Onu, cioè alla minaccia di uso della forza in caso di violazioni. Ma il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha fatto sapere che il responsabile della diplomazia del Cremlino Sergey Lavrov, autore della proposta sulla consegna delle armi chimiche siriane, si è opposto a opzioni militari. Dietro richiesta di Mosca il Consiglio di Sicurezza è stato convocato ieri sera d'urgenza: nella riunione Mosca aveva intenzione di offrire una semplice “Dichiarazione presidenziale” del Consiglio, un documento meno vincolante di una risoluzione, che chiede al Segretario generale dell'Onu e all'organizzazione per il rispetto della Convenzione sulle armi chimiche di farsi carico degli arsenali di Damasco. In serata però la riunione è sfumata. «La proposta russa conferma che non esistono alternative a una soluzione politica e diplomatica del conflitto» è il commento di Mosca.


  FONTE : http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-11/siria-ammette-armi-chimiche-064458.shtml?uuid=AbVTxSVI

martedì 10 settembre 2013

Aung San Suu Kyi - The Choice (2012)



Un documentario da vedere. 
A Documentary you must see

Aung San Suu Kyi MP AC (Burmeseအောင်ဆန်းစုကြည်MLCTSaung hcan: cu. krany/ŋˌsæn.sˈ/,[2] Burmese pronunciation: [àʊɴ sʰáɴ sṵ tɕì]; born 19 June 1945) is a Burmese opposition politician and chairperson of the National League for Democracy (NLD) in Burma. In the 1990 general election, the NLD won 59% of the national votes and 81% (392 of 485) of the seats in Parliament.[3][4][5][6][7][8][9] She had, however, already been detained under house arrest before the elections. She remained under house arrest in Burma for almost 15 of the 21 years from 20 July 1989 until her most recent release on 13 November 2010,[10] becoming one of the world's most prominent political prisoners.[11]
Suu Kyi received the Rafto Prize and the Sakharov Prize for Freedom of Thought in 1990 and the Nobel Peace Prize in 1991. In 1992 she was awarded the Jawaharlal Nehru Award for International Understanding by the government of India and the International Simón Bolívar Prize from the government of Venezuela. In 2007, the Government of Canada made her an honorary citizen of that country,[12] the fourth person ever to receive the honour.[13] In 2011, she was awarded the Wallenberg Medal.[14] On 19 September 2012, Aung San Suu Kyi was also presented with theCongressional Gold Medal, which is, along with the Presidential Medal of Freedom, the highest civilian honour in the United States.[15]
On 1 April 2012, her party, the National League for Democracy, announced that she was elected to the Pyithu Hluttaw, the lower house of theBurmese parliament, representing the constituency of Kawhmu;[16] her party also won 43 of the 45 vacant seats in the lower house.[17] The election results were confirmed by the official electoral commission the following day.[18]
On 6 June 2013, Suu Kyi announced on the World Economic Forum’s website that she wants to run for the presidency in Myanmar's 2015 elections.[19]


Aung San Suu Kyi (birm. Aung San Suu Kyi (Burmese).svg [ʔàʊɴ sʰáɴ sṵ tɕì]Yangon19 giugno 1945) è una politica birmana, attiva da molti anni nella difesa deidiritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, imponendosi come leader del movimento non-violento, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharov, prima di essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991. Nel 2007 l'ex Premier inglese Gordon Brown ne ha tratteggiato il ritratto nel suo volume Eight Portraits come modello di coraggio civico per la libertà[1].

lunedì 9 settembre 2013

Phumzile Mlambo-Ngcuka nuovo Direttore Esecutivo di UN Women

La Presidente, Simone Ovart, lo staff del Comitato Nazionale Italia di UN Women e tutte le Socie ed i Soci si congratulano e si felicitano con Ms Mlambo Ngcuka. 

 
Ms Mlambo Ngcuka, proveniente dal Sudafrica, è stata nominata Direttore Esecutivo di UN Women dal Segretario Generale dell'ONU Ban-KI-moon nella giornata del 10 luglio e a seguito dei consueti negoziati. 

 
Ms Phumzile Mlambo-Ngcuka apporta a questa carica una grande ricchezza di esperienza per quanto concerne le questioni di genere, una combinazione magistrale di leadership strategica, costruzione del consenso ed esperienza di gestione. E' stata la prima donna a ricoprire la carica di Vice Presidente del Sud Africa dal 2005 al 2008. Ms Mlambo-Ngcuka ha dato inizio alla Sua carriera politica divenendo membro del parlamento nel 1994, presenziando il Public Service Portofolio Committee. Divenne Vice Ministro del Dipartimento del Commercio e dell'Industria (1996-1999), Ministro delle risorse minerarie ed energetiche (1999-2005) e, per un breve periodo, Ministro delle Arti, Cultura, Scienza e Tecnologia nel 2004. 

 
Ms Mlambo-Ngcuka è stata Coordinatrice delle giovani donne della World Young Women's Christian Association a Ginevra (1984-1986), si è distinta come la prima Presidente della Natal Organization for Women, affiliata allo United Democratic Front, costituita nel mese di dicembre del 1983. Altresì, ha fondato la Umlambo Foundation nel 2008 per fornire supporto alle scuole nelle zone povere anche in Malawi attraverso il miglioramento del sistema scolastico con i partner locali. 

 
Di rilievo anche la formazione accademica: Ms. Mlambo-Ngcuka ha conseguito un Master in Filosofia e Pianificazione Educativa e Politica presso l'Università di Città del Capo (2003) e una laurea in Educazione presso l'Università di Western Cape. 

 
Nata nel 1955, la signora Mlambo-Ngcuka è sposata e ha tre figli. 

 
La Presidente e il Comitato rinnovano il loro profondo augurio a Ms Mlambo-Ngcuka, certi che la Sua esperienza apporterà a UN Women un ruolo di guida all'interno del sistema ONU sulle questioni di genere. 



     

martedì 3 settembre 2013

Somebody to love


"Voglio Qualcuno con cui parlare di viaggi. 
Qualcuno che capisca cosa provo a stare in mezzo 
a tanta gente diversa e sentirmi a casa.
Qualcuno a cui confidare i propri segreti e progetti di vita
senza mai arrendersi.
Qualcuno di molto semplice ma anche molto carino.
Qualcuno che ci sia sempre,
anche nei momenti più cupi della vita."