venerdì 27 dicembre 2013

Si comincia da zero

Essere diversi è un'opportunità,  il mondo ha davvero bisogno di giovani con progetti di vita, determinati e UMILI. Perchè per imparare un mestiere bisogna aver voglia di mettersi in gioco ed essere in grado di chinare la testa e rimboccarsi le maniche. Possiamo farcela. Non sempre bastano i voti alti per rendere una persona eccezionale...Spirito di iniziativa, buona volontà, costanza e tanto amore per cio' che si ha e si è.

mercoledì 18 dicembre 2013

Giornata internazionale dei migranti






"Gli unici veri viaggiatori oggi sono i e le migranti, il (quasi) ignoto nella speranza di un futuro migliore. Per loro, un passato c'è. E forse è per questo che, avendo un passato assai concreto, sembrano anche avere un corpo:che noi, non a caso, temiamo"

Oggi,  18 dicembre, ricorre la Giornata internazionale dei migranti. L’iniziativa nasce nel 1997, anno in cui un gruppo di organizzazioni asiatiche, con il sostegno dell’associazione Migrants Rights International (MRI) e del comitato promotore della campagna globale di ratifica della Convenzione internazionale sui diritti dei migranti , indisse la campagna per la nomina ufficiale da parte dell’ONU di una Giornata Internazionale dei Migranti. La Giornata fu quindi finalmente proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 4 dicembre del 2000 (Risoluzione 55/93) con l’intento di celebrare l’adozione della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

L’odierna Giornata rappresenta dunque un mezzo di sollecitazione alla ratifica della suddetta Convenzione, cosicché tutti gli Stati adottino il paradigma dei diritti umani come quadro di riferimento per una corretta disciplina dei flussi migratori. L’iniziativa si pone inoltre l’obiettivo di riconoscere il contributo che ogni giorno milioni di migranti nel mondo apportano alle economie dei paesi di accoglienza e di origine e si configura come un momento per sensibilizzare e diffondere le tematiche legate ai diritti umani del migranti e dei membri delle loro famiglie.
Come ha ricordato il Segretario Generale Ban Ki-moon, oggi più che mai è necessario spronare gli Stati alla creazione di politiche che sostengano i migranti a livello legislativo, sociale ed economico e che permettano loro di contribuire in maniera positiva al progresso della società. Vale la pena di ricordare infatti come, specialmente durante le regressioni economiche, sempre più settori dell’economia dipendano dai lavoratori migranti e come proprio gli imprenditori migranti aiutino a creare lavoro.

E' arrivato il momento


DIFENDIAMO I DIRITTI UMANI
Perchè siamo nel XXI secolo,
perchè parlare di violazioni di diritti e razzismo
non se ne può più.
Abbiamo tutti gli strumenti per far si che questo mondo
sia degno di PACE.
Diritto alla vita, diritto ad un ALLOGGIO ADEGUATO,
diritto alla libertà di opinione, diritto di essere RITENUTI UGUALI.


Dobbiamo UNIRE le nostre forze,
e combattere.                                                          
                         
E' l'obiettivo principale di Amnesty.

DIVENTA UNO DI NOI!


Anita
collaboratrice presso Amnesty Gruppo di Cesena

Bahrein: Amnesty International chiede la fine della detenzione e della tortura nei confronti dei minorenni

Secondo un rapporto diffuso oggi da Amnesty International, in Bahrein i minorenni vengono abitualmente arrestati e sottoposti a maltrattamenti e torture. 


Negli ultimi due anni decine di minorenni, arrestati perché sospettati di aver preso parte a manifestazioni contro il governo - alcuni dei quali anche di soli 13 anni - sono stati bendati, picchiati e torturati; altri sono stati minacciati di stupro per estorcergli confessioni forzate.


"Arrestando presunti criminali minorenni e chiudendoli in una cella, le autorità del Bahrein stanno mostrando un agghiacciante disprezzo per i loro obblighi internazionali in materia di diritti umani" - ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.



Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, sono almeno 110 le persone di età compresa tra 16 e 18 anni recluse in attesa della conclusione delle indagini o del processo, nel carcere di Dry Dock, un centro di detenzione per adulti situato nell'isola di al-Muharraq.


Nella maggior parte dei casi, sono stati arrestati perché sospettati di aver preso parte a "raduni illegali", di rivolta, di aver incendiato pneumatici o lanciato bombe molotov contro la polizia. Molti sono stati arrestati mentre giocavano a casa o persino mentre erano in piscina. Parecchi di loro non hanno potuto incontrare i familiari per lunghi periodi di tempo e sono stati interrogati in assenza dell'avvocato.


I minorenni condannati di età inferiore ai 15 anni sono reclusi in un centro giovanile diretto dal ministero dell'Interno nella capitale Manama. Di giorno sono sorvegliati da operatori sociali ma di notte, quando si verifica la maggior parte delle violazioni dei diritti umani, il controllo passa alla polizia. Al compimento del 15esimo anno, vengono trasferiti in prigioni per adulti come quella di Jaw, nel sud-est del paese, per scontare il resto della pena.


Amnesty International ha sollecitato il Bahrein a rispettare gli obblighi assunti con la firma della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, che vieta espressamente la tortura o altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti.


Amnesty International ha inoltre chiesto al governo bahreinita di rivedere la legislazione pertinente, tra cui la legge sui minorenni e il codice penale, per assicurare che sia pienamente conforme agli standard internazionali.


A seguito degli emendamenti introdotti ad agosto alla legge sui minorenni, i genitori di una persona al di sotto dei 15 anni che prende parte a una manifestazione, a un raduno pubblico o a un sit-in ricevono un ammonimento scritto dal ministero dell'Interno. Se il reato viene reiterato entro sei mesi, il padre del minorenne rischia una multa, la prigione o entrambe.


"Il governo del Bahrein pretende di rispettare i diritti umani ma il suo operato viola ogni giorno e in maniera clamorosa i suoi obblighi internazionali attraverso il ricorso a misure estreme come l'emissione di lunghe pene detentive nei confronti dei minorenni" - ha sottolineato Boumedouha.


Amnesty International ha chiesto al Bahrein di considerare sanzioni alternative per i minorenni che hanno commesso reati riconosciuti a livello internazionale, come i servizi sociali o la libertà condizionata.

Buone NOTIZIE - Amnesty

Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) - Unione europea

Il 12 dicembre 2013 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che non dare a una coppia omosessuale gli stessi benefici che riceve una coppia eterosessuale costituisce una discriminazione diretta basata sull'orientamento sessuale. Alla Corte si era rivolto un tribunale francese, adito da una coppia omosessuale. Uno dei due partner, al momento dell'unione di fatto della coppia, si era visto rifiutare dal datore di lavoro i benefici normalmente concessi alle coppie eterosessuali in occasione del matrimonio (ferie, congedo ecc.).


               

Write for Rights - Le nostre firme salvano vite. MARATONA DIRITTI UMANI

In questo momento, in qualche parte del mondo c’è un governo che sta reprimendo, che sta abusando del suo potere, che non tutela i suoi cittadini.
Ci sono uomini e donne che non hanno la libertà di esprimere ciò che pensano, ciò che provano, di avere una casa, di difendere i loro diritti. Il 10 dicembre è la Giornata internazionale dei diritti umani e migliaia di persone in tutto il mondo con la loro firma partecipano alla maratona globale per i diritti umani “Write for Rights”!
Firmiamo gli appelli perché Miriam López, Jabeur Mejri, Eskinder Nega, Yorm Bopha e Ihar Tsikhanyuk abbiano finalmente giustizia e libertà.
Le nostre firme possono davvero salvare le loro vite.



La sua storia

Il 2 febbraio 2011, Miriam aveva appena lasciato i bambini a scuola quando due uomini in passamontagna l’hanno costretta a entrare in un furgone bianco e l’hanno portata in caserma. Qui l’hanno torturata e violentata per estorcerle una “confessione” riguardo un traffico di droga.
Dopo una settimana di torture, è stata detenuta per 80 giorni prima che le venisse formalizzata l’accusa di reati collegati al traffico di droga. È stata rilasciata il 2 settembre 2011, quando l’accusa è caduta per mancanza di prove.
Miriam ha denunciato quanto subito e identificato alcuni responsabili, ma nessuno è stato portato davanti alla giustizia.
La tortura è il metodo privilegiato dalla polizia messicana per indagare; vi fa ricorso affinché gli interrogati sottoscrivano confessioni, che incriminano loro o altre persone, usate poi come prove nei procedimenti penali.







La sua storia

Jabeur Mejri è stato arrestato il 5 marzo 2012, a seguito della denuncia di alcuni avvocati che avevano letto gli articoli e la vignetta postati sulla sua pagina Facebook. Il 28 marzo, è stato  condannato dal tribunale di Mahdia per reati come “aver attentato ai valori sacri con azioni o parole” e per “aver attentato alla morale pubblica”.
Anche il suo amico Ghazi Beji è stato raggiunto dalla stessa accusa e condannato in contumacia a sette anni e mezzo di carcere.
Per Lina Ben Mhenni, autrice del blog Una ragazza tunisina, “la condanna di Jabeur è stato uno shock enorme. Incredibile. La gente parla del successo della transizione democratica in Tunisia, ma possiamo parlare a tutti gli effetti di democrazia in un paese in cui a qualcuno viene inflitta una condanna così pesante solo per aver espresso le sue opinioni?”.





La sua storia

L’impegno di Eskinder per la libertà di espressione in Etiopia ha significato per questo coraggioso giornalista persecuzioni, minacce, la messa al bando del giornale che guidava con la moglie Serkalem Fasil, e continui arresti. Tra il 2006 e 2007, Eskinder e Serkalem sono stati processati per tradimento e altre accuse insieme a 129 giornalisti, oppositori politici e attivisti. Serkalem ha dato alla luce il figlio Nafkot mentre era in prigione.
Eskinder è stato arrestato il 14 settembre 2011 insieme a quattro funzionari del partito di opposizione Unità per la democrazia e la giustizia e al segretario generale del Partito democratico nazionale etiope. La sua condanna a 18 anni di carcere è arrivata il 13 luglio 2012.
Birtukan Mideksa, attivista etiope e caso della Write for Rights 2009 di Amnesty ha raccontato cosa significa esprimere la propria opinione in Etiopia.




La sua storia

Prima di essere arrestata, Yorm Bopha era il punto di riferimento della sua famiglia e leader del movimento di opposizione agli sgomberi forzati nella zona del lago Boeung Kak, che avevano colpito migliaia di persone. Nel 2012 ha avuto un ruolo chiave nella campagna per il rilascio di 13 attiviste, imprigionate dopo una protesta pacifica.

La famiglia di Yorm vive una grave situazione finanziaria. Sakhorn, suo marito, è troppo malato per lavorare e non riesce a mandare a scuola Lous Lyhour, il loro figlio di 10 anni. Il tribunale ha condannato la famiglia al pagamento di un ingente risarcimento.

domenica 27 ottobre 2013

A Womans Worth


© Ashanti Holliday
She gave life. She is a wife.
She is a mother and she is a friend.
She is a sister a survivor to the end.

Appreciate her, we don’t dare.
Ask her worries, we don’t care.
Wipe away her tears, they are invisible as air.

She works cooks and clean.
She laughs, helps comfort, and hides her pain.
When you struggle she pulls you through

All this is she and what do we do?
Complain and create a mess.
Provide stress and leave her feeling depressed..
Push her away and ignore her advice.
Tell her she is nothing without thinking twice.

She was raped tortured and abused.
Told she was nothing and would always be used just for pleasure forget her pain.

She swallows her pride, put her feelings aside.
Does as you need in order for you to be free.
Ignores your ignorance and tolerates your flaws.
You call her Bitch, Slut, Hoe and Tramp
She answers with pride dignity and a complete loss of self.
You call her nothing.
I call her Strong, Smart, Sensual, Caring, Giving, Surviving, Tolerant and powerful
I call her WOMAN!

venerdì 20 settembre 2013

Iran, rilasciata Nasrin Sotoudeh insieme ad altri attivisti


Amnesty International ha accolto con soddisfazione il rilascio di Nasrin Sotoudeh, celebre avvocata per i diritti umani dell'Iran, e di almeno altri 11 attivisti. L'organizzazione ha auspicato che questo sia il primo passo verso la scarcerazione di tutti i prigionieri di coscienza iraniani.

Nasrin Sotoudeh era stata condannata nel settembre 2010 a sei anni di carcere per "propaganda contro il sistema" e "cospirazione contro la sicurezza nazionale", per aver difeso i diritti umani e aver fatto parte del Centro per i difensori dei diritti umani. 

Nel corso degli anni trascorsi in prigione, Nasrin Sotoudeh ha affrontato lunghi scioperi della fame per il rispetto dei suoi diritti e di quelli dei suoi parenti, in particolare dei suoi due figli, Nima e Mehraveh, che hanno spesso subito vessazioni e intimidazioni durante le visite alla madre in carcere. Nel 2012 è stata insignita (insieme al regista Jafar Panahi) del Premio Sakharov dell'Unione europea.

"Ora le autorità iraniane devono annullare la sua condanna e revocare il divieto di viaggio e di esercitare la professione legale. È necessario che sia posta fine alla persecuzione e all'imprigionamento di chiunque operi per la difesa dei diritti umani in Iran" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Le autorità iraniane non hanno spiegato le ragioni del rilascio di Nasrin Sotoudeh né hanno comunicato se il rilascio sia sottoposto o meno a determinate condizioni. 

"Il rilascio di Nasrin Sotoudeh e degli altri attivisti deve rappresentare un profondo cambiamento delle politiche iraniane sui diritti umani. Altrimenti, rischierà di sembrare un gesto di pubbliche relazioni alla vigilia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite" - ha commentato Sahraoui.

Nasrin Sotoudeh ha ringraziato tutti i soci di Amnesty International che hanno preso parte alla campagna per il suo rilascio: "Sono consapevole di tutte le azioni che avete svolto in mio favore e voglio ringraziarvi tutti per ciò che avete fatto". 

lunedì 16 settembre 2013

Death penalty not to end crimes against women in India

Amnesty International today said that far reaching reforms, instead of capital punishment, is needed to tackle violence against women in India.

Reacting to a Delhi court's decision to hand death penalty to the four convicts in the December 16 gangrape-cum-murder case Tara Rao, Director, Amnesty International India said, "The rape and murder of the young woman in Delhi last year was a horrific crime and our deepest sympathy goes out to the victim's family. Those responsible must be punished, but the death penalty is never the answer."

Commentando le quattro condanne a morte emesse oggi a Nuova Delhi per uno stupro di gruppo commesso nel dicembre 2012, Amnesty International ha dichiarato che profonde riforme istituzionali e procedurali, e non la pena capitale, occorrono per stroncare l’endemico problema della violenza contro le donne in India. Il tribunale ha giudicato colpevoli i quattro imputati di stupro di gruppo, omicidio e altri reati. Un altro imputato, 17enne, è stato condannato a tre anni di carcere. Un quinto accusato era stato trovato morto in cella il 10 marzo. “Lo stupro e l’uccisione della giovane donna fu un crimine orribile, per cui rivolgiamo la nostra più profonda solidarietà ai familiari della vittima. I responsabili devono essere puniti ma la pena di morte non è mai la risposta” – ha dichiarato Tara Rao, direttore di Amnesty International India 

venerdì 13 settembre 2013

NO VIOLENCE, NO RACISM


women without rights



Does any women deserve to be treated this way?

                 Make a difference

Ah, quanti diritti negati



Ah, quanti diritti negati,
e quanti doveri dimenticati!
I doveri dei grandi della terra
Che dovrebbero assicurare la pace e non la guerra.
Parlo di quei diritti negati
Ai fanciulli appena nati:
abbandonati al loro destino 
che non è il migliore del vicino.
Parlo del diritto alla vita
Che non è sempre garantita. 

A TUTTE LE DONNE - Alda Merini




Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

giovedì 12 settembre 2013

One Woman : UNITED NATION WOMEN


From China to Costa Rica, from Mali to Malaysia acclaimed singers and musicians, women and men, have come together to spread a message of unity and solidarity: We are "One Woman".

mercoledì 11 settembre 2013

Cosa sono i Diritti umani?



  I diritti umani (o diritti dell'uomo) sono una branca del diritto e una concezione filosofico-politica.
Tra i diritti fondamentali dell'essere umano si possono ricordare, tra gli altri, il diritto alla libertà individuale, il diritto alla vita, il diritto all'autodeterminazione, il diritto a un giusto processo, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla libertà religiosa con il conseguente diritto a cambiare la propria religione, oltre che, di recente tipizzazione normativa, il diritto alla protezione dei propri dati personali (privacy).



« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »

Armi chimiche SIRIA.



NEW YORK
La ricerca di una via d'uscita diplomatica alla crisi siriana è tornata prepotentemente alla ribalta e ha fatto scattare frenetici negoziati alle Nazioni Unite e a Washington, nel tentativo di mettere a punto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza capace di neutralizzare gli arsenali chimici di Damasco sotto il controllo di autorità internazionali.
Il regime siriano ha per ora risposto positivamente alla proposta di disarmo, sponsorizzata dalla Russia. E in serata è arrivato un potenziale passo avanti: Damasco ha ammesso esplicitamente di avere armi chimiche e promesso di cessarne la produzione, di svelare i siti dei suoi arsenali e di firmare la Convenzione contro simili ordigni di distruzione di massa. «Siamo pronti a rivelare i siti, a smettere di produrre e accettare ispezioni russe, di altri paesi e delle Nazioni Unite» ha detto il ministro degli Esteri Walid al-Moallem a una tv libanese. «Siamo disposti a cooperare all'iniziativa della Russia visto che vogliamo diventare firmatari della Chemical Weapons Convention».
Se l'apertura di Mosca e Damasco troverà conferme concrete potrebbe imprimere una svolta alla crisi. La Casa Bianca di Barack Obama, che ieri notte si è rivolto all'opinione pubblica con un discorso alla nazione per riaffermare la necessità di risposte determinate agli eccidi del regime di Bashar al-Assad, ha deciso di mettere alla prova la soluzione politica: ha dato il via a fitte consultazioni al Palazzo di Vetro con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina. Mentre al Congresso statunitense è in preparazione una mozione per dare a sua volta tempo all'Onu di assumere il controllo degli arsenali siriani.
Gli ostacoli però non mancano e le trattative per chiarire se un compromesso è possibile richiede giorni: Parigi ha fatto circolare una bozza che prevede il ricorso all'articolo 7 della Carta Onu, cioè alla minaccia di uso della forza in caso di violazioni. Ma il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha fatto sapere che il responsabile della diplomazia del Cremlino Sergey Lavrov, autore della proposta sulla consegna delle armi chimiche siriane, si è opposto a opzioni militari. Dietro richiesta di Mosca il Consiglio di Sicurezza è stato convocato ieri sera d'urgenza: nella riunione Mosca aveva intenzione di offrire una semplice “Dichiarazione presidenziale” del Consiglio, un documento meno vincolante di una risoluzione, che chiede al Segretario generale dell'Onu e all'organizzazione per il rispetto della Convenzione sulle armi chimiche di farsi carico degli arsenali di Damasco. In serata però la riunione è sfumata. «La proposta russa conferma che non esistono alternative a una soluzione politica e diplomatica del conflitto» è il commento di Mosca.


  FONTE : http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-11/siria-ammette-armi-chimiche-064458.shtml?uuid=AbVTxSVI

martedì 10 settembre 2013

Aung San Suu Kyi - The Choice (2012)



Un documentario da vedere. 
A Documentary you must see

Aung San Suu Kyi MP AC (Burmeseအောင်ဆန်းစုကြည်MLCTSaung hcan: cu. krany/ŋˌsæn.sˈ/,[2] Burmese pronunciation: [àʊɴ sʰáɴ sṵ tɕì]; born 19 June 1945) is a Burmese opposition politician and chairperson of the National League for Democracy (NLD) in Burma. In the 1990 general election, the NLD won 59% of the national votes and 81% (392 of 485) of the seats in Parliament.[3][4][5][6][7][8][9] She had, however, already been detained under house arrest before the elections. She remained under house arrest in Burma for almost 15 of the 21 years from 20 July 1989 until her most recent release on 13 November 2010,[10] becoming one of the world's most prominent political prisoners.[11]
Suu Kyi received the Rafto Prize and the Sakharov Prize for Freedom of Thought in 1990 and the Nobel Peace Prize in 1991. In 1992 she was awarded the Jawaharlal Nehru Award for International Understanding by the government of India and the International Simón Bolívar Prize from the government of Venezuela. In 2007, the Government of Canada made her an honorary citizen of that country,[12] the fourth person ever to receive the honour.[13] In 2011, she was awarded the Wallenberg Medal.[14] On 19 September 2012, Aung San Suu Kyi was also presented with theCongressional Gold Medal, which is, along with the Presidential Medal of Freedom, the highest civilian honour in the United States.[15]
On 1 April 2012, her party, the National League for Democracy, announced that she was elected to the Pyithu Hluttaw, the lower house of theBurmese parliament, representing the constituency of Kawhmu;[16] her party also won 43 of the 45 vacant seats in the lower house.[17] The election results were confirmed by the official electoral commission the following day.[18]
On 6 June 2013, Suu Kyi announced on the World Economic Forum’s website that she wants to run for the presidency in Myanmar's 2015 elections.[19]


Aung San Suu Kyi (birm. Aung San Suu Kyi (Burmese).svg [ʔàʊɴ sʰáɴ sṵ tɕì]Yangon19 giugno 1945) è una politica birmana, attiva da molti anni nella difesa deidiritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, imponendosi come leader del movimento non-violento, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharov, prima di essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991. Nel 2007 l'ex Premier inglese Gordon Brown ne ha tratteggiato il ritratto nel suo volume Eight Portraits come modello di coraggio civico per la libertà[1].

lunedì 9 settembre 2013

Phumzile Mlambo-Ngcuka nuovo Direttore Esecutivo di UN Women

La Presidente, Simone Ovart, lo staff del Comitato Nazionale Italia di UN Women e tutte le Socie ed i Soci si congratulano e si felicitano con Ms Mlambo Ngcuka. 

 
Ms Mlambo Ngcuka, proveniente dal Sudafrica, è stata nominata Direttore Esecutivo di UN Women dal Segretario Generale dell'ONU Ban-KI-moon nella giornata del 10 luglio e a seguito dei consueti negoziati. 

 
Ms Phumzile Mlambo-Ngcuka apporta a questa carica una grande ricchezza di esperienza per quanto concerne le questioni di genere, una combinazione magistrale di leadership strategica, costruzione del consenso ed esperienza di gestione. E' stata la prima donna a ricoprire la carica di Vice Presidente del Sud Africa dal 2005 al 2008. Ms Mlambo-Ngcuka ha dato inizio alla Sua carriera politica divenendo membro del parlamento nel 1994, presenziando il Public Service Portofolio Committee. Divenne Vice Ministro del Dipartimento del Commercio e dell'Industria (1996-1999), Ministro delle risorse minerarie ed energetiche (1999-2005) e, per un breve periodo, Ministro delle Arti, Cultura, Scienza e Tecnologia nel 2004. 

 
Ms Mlambo-Ngcuka è stata Coordinatrice delle giovani donne della World Young Women's Christian Association a Ginevra (1984-1986), si è distinta come la prima Presidente della Natal Organization for Women, affiliata allo United Democratic Front, costituita nel mese di dicembre del 1983. Altresì, ha fondato la Umlambo Foundation nel 2008 per fornire supporto alle scuole nelle zone povere anche in Malawi attraverso il miglioramento del sistema scolastico con i partner locali. 

 
Di rilievo anche la formazione accademica: Ms. Mlambo-Ngcuka ha conseguito un Master in Filosofia e Pianificazione Educativa e Politica presso l'Università di Città del Capo (2003) e una laurea in Educazione presso l'Università di Western Cape. 

 
Nata nel 1955, la signora Mlambo-Ngcuka è sposata e ha tre figli. 

 
La Presidente e il Comitato rinnovano il loro profondo augurio a Ms Mlambo-Ngcuka, certi che la Sua esperienza apporterà a UN Women un ruolo di guida all'interno del sistema ONU sulle questioni di genere. 



     

martedì 3 settembre 2013

Somebody to love


"Voglio Qualcuno con cui parlare di viaggi. 
Qualcuno che capisca cosa provo a stare in mezzo 
a tanta gente diversa e sentirmi a casa.
Qualcuno a cui confidare i propri segreti e progetti di vita
senza mai arrendersi.
Qualcuno di molto semplice ma anche molto carino.
Qualcuno che ci sia sempre,
anche nei momenti più cupi della vita."

giovedì 22 agosto 2013

..



Heyyy sono tornata :)

Scusate per la mia lunga assenza ma mi sono concessa qualche vacanza!! :D

Anche se, forse, a fine settembre andrò a LONDRA!!! **
Non vedo l'ora.

Comunque ora è tardi. Magari pubblicherò qualcosinaa domani :D

Perdonatemi, ma sono giovane.

giovedì 25 luglio 2013

Nada Al-Ahdal 'sposa fuggitiva' a 11 anni: ecco il VIDEO che ha commosso il web



[....]

Prostituzione minorile in Oriente, tra orrore e disperazione di VALERIA SIRIGU

Il caso:
Un cittadino italiano, pochi mesi fa, è stato arrestato alle Canarie in esecuzione di un mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità thailandesi con l’accusa di gravissimi reati sessuali a danni di minori. L’indagine era stata condotta dalla squadra mobile di Verona, dopo che l’uomo era rientrato in Italia da un viaggio in Thailandia e le autorità italiane erano state avvisate del procedimento penale in corso all’estero a carico del soggetto. Nel frattempo, però, lui si è spostato all’estero, in Spagna, ed il mandato di arresto internazionale è stato diramato, quindi l’uomo è stato estradato in Thailandia, dove lo attendeva un processo per i gravi reati contestatigli.
La situazione in Oriente
Questo caso mette in luce la grande piaga dellaprostituzione in Asia, che in alcuni Stati, è legale e regolata, ma i bordelli sono illegali e non regolati. La legalità della prostituzione varia tra paesi. InAsia la principale caratteristica delle regioni è la grande discrepanza tra diritto esistente sui codici e le consuetudini nella pratica. Per esempio in Thailandia la prostituzione è illegale, ma in pratica è tollerata e regolata; è uno Stato meta del turismo sessuale, questi cosidetti viaggiatori sono definiti:“travelling sex offenders”, criminali sessuali in movimento: si tratta appunto di veri e propri comportamenti criminali. La prostituzione minorile è un serio problema di queste regioni. Indagini passate indicano che il 30/35 per cento di tutte le prostitute nel Mekong e nel Sud-est asiatico hanno tra i 12 e 17 anni.
Per questo motivo ora la Thailandia è stata identificata come uno degli “hotspot ” principali di sfruttamento sessuale di bambini.
Il numero esatto della prostituzione minorile in Thailandia non è noto in quanto provengono dati discordanti degli organi di osservazione. Secondo la ricerca statunitense “Project Protection” dell’istituto base, si stima che il numero di bambini coinvolti nella prostituzione in Thailandia va da 12.000 a centinaia di migliaia (ECPAT International); il governo, ricercatori universitari e le ONG stimano che ci sono ben 30.000 a 40.000 prostitute sotto i 18 anni di età, non compresi i migranti stranieri (US Department of State, 2005b); e infine l’istituto del sistema di ricerca della salute della Thailandia stima che i bambini siano il 40% della prostituzione in Thailandia.
 Tra le ragioni delle cause dello sfruttamento sessuale dei bambini sono da includere:

  • povertà: una percentuale elevata della popolazione vive in povertà;
  •  etnia delle tribù delle colline: questi bambini vivono nella regione di frontiera del nord della Thailandia. Essi soffrono di livelli sproporzionati di povertà in rapporto alla popolazione generale e la maggior parte di loro non hanno carte di cittadinanza. Ciò significa che essi non hanno accesso alle cure sanitarie o alla scuola primaria, che limita la loro istruzione o le loro opportunità di lavoro;
  •  vittime della tratta: molti bambini sono vittime della tratta all’esterno o all’interno del paese attraverso le reti criminali, conoscenti, ex vittime della tratta e della polizia di frontiera e dei funzionari dell’immigrazione, che li trasportano ai bordelli di tutta la Thailandia;
  • senso del dovere: secondo le consuetudini tradizionali il primo dovere di una ragazza è quello di sostenere la sua famiglia in qualunque modo riesce. A causa di questo senso di dovere e per pagare i debiti di famiglia, molte ragazze sono state costrette a prostituirsi;
  •  guerre: il 29 maggio ’66 l’amministrazione americana stipulò un vero e proprio accordo con il governo di Bangkok, un’intesa di rest and recreation. Gli Usa acquistarono terreni per edificare strutture per allietare i reduci dal fronte del Vietnam, ora Pattaya è una destinazione tipica per il turismo sessuale.
Mentre la legalità della prostituzione adulta varia tra le diverse parti del mondo, la prostituzione dei minori è illegale in molti paesi. I bambini sono sfruttati anche direttamente in strada e avvicinati dai pedofili che cercano un contatto sessuale. Questi, in particolare, sfruttano le leggi permissive del paese e tentano di trovare una copertura per evitare il processo.
Tenendo conto di quanto si è detto in precedenza, una certa letteratura si riferisce a prostitute di età compresa tra almeno 13 ma meno di 18 anni di età come ‘prostitute adolescenti,’ ma la definizione più comune di un ‘bambino’ è una persona che è sotto l’età di 18 anni. Quest’ultima definizione è utilizzata dall’OIL sulle forme peggiori di lavoro minorile, di cui sopra. Pertanto la prostituzione dei bambini di solito si riferisce alla prostituzione di persone sotto 18 anni. Le leggi di alcuni paesi, tuttavia, distinguono tra prostitute adolescenti e la prostituzione dei bambini più piccoli. Ad esempio, il governo thailandese definisce una prostituta adolescente come quella tra i 15 e i 18 anni, mentre il governo giapponese definisce come uno tra i 13 e i 18 anni.
Nella RPC, tutte le forme di prostituzione sono illegali, ma chiunque abbia rapporti sessuali con un minore di 14 anni, a prescindere dal consenso, verrà accusato di un reato più grave dello stupro di un adulto. La “Prostituzione minorile” non si può distinguere tra meno e più gravi atii illeciti.
Molti paese i cui cittadini sono più frequentemente impegnati in trattati internazionale riguardanti i minori, come gli USA, Australia e paesi europei, ci tengono a far rispettare la giurisdizione in tutto il mondo dai loro cittadini in viaggio all’estero.

In conclusione
Per arginare e contrastare un fenomeno di tale portata è fondamentale prima di tutto avere una stabilità politica, quindi dotarsi di norme giuridiche certe che possono abbattere le disparità economiche e sociali tra i cittadini, perciò la povertà che dilaga in questi paesi; in più dotarsi di trattati e protocolli internazionali contro la pedofilia, banche dati internazionali dei pedofili e far si che gli operatori, le forze dell’ordine, i magistrati e tutti coloro che a vario titolo e in vari momenti – sulla frontiera, nei porti, per le strade delle nostre città, nei mercati, nelle campagne – entrino in contatto con le potenziali vittime, abbiano le competenze e un’adeguata formazione per identificarle e inserirle in progetti di protezione.

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